Dallo scontrino che presentiamo la mattina al bar, passando per il biglietto obliterato in metropolitana, al numerino che strappiamo mentre siamo in coda dal macellaio.

La carta termica deve il suo nome al calore, grazie al quale può essere attivata e quindi utilizzata.
La base è ovviamente composta da carta naturale, la quale viene trattata con un apposito procedimento chimico.
Nella maggior parte dei casi, i fogli presentano un solo lato semilucido (lavorato con sostanze sensibili al calore e sostanze coloranti) ma è possibile, su richiesta, che lo siano entrambi.

La carta termica, commercializzata perlopiù in rotoli, viene inserita all’interno di apposite stampanti.
Quest’ultime non utilizzano né toner né inchiostro, sono quindi più economiche delle stampanti tradizionali, non hanno bisogno di una revisione costante e durano più a lungo.
Durante la stampa, la testina della macchina si surriscalda provocando una reazione chimica fra le sostanze presenti sul lato termico del foglio e ottenendo la comparsa dell’immagine.

COME USIAMO LA CARTA TERMICA?

Ampiamente utilizzata fino a qualche anno fa nel periodo di massimo splendore del fax, la carta termica è diventata oggi la protagonista dei sistemi di registrazione di cassa come supporto per la stampa degli scontrini e delle ricevute (generalmente si considera una carta di leggera grammatura – tra i 48 e i 55 gr). Per quanto riguarda la stampa di biglietti per trasporti pubblici, teatri, lotterie, ecc si utilizzano invece carte leggermente più spessorate.